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Dott. Benelli Alberto

Prendersi cura dell'invecchiamento

Invecchiare è l’ultimo step della crescita di una persona. L’avanzare dell’età porta con sè molti cambiamenti, alcuni più irreversibili di altri. Sempre più spesso siamo portati ad etichettare l’invecchiamento come un qualcosa di patologico; colpa di una tendenza della società a “patologizzare” il diverso e il debole. Cerchiamo quindi di usare la terminologia corretta per identificare processi diversi.Il corso dell’invecchiamento è un processo FISIOLOGICO che può percorrere due strade, in base alle quali puó essere dunque definito SANO o PATOLOGICO. Ciò che contraddistingue un invecchiamento sano da uno patologico non è sempre facile da riconoscere e questo comporta il non dover mai abbassare la guardia ponendo attenzione a tutti i segnali trasmessi dal nostro corpo, anche se talvolta erroneamente reputati di poca rilevanza.

Gli aspetti osservabili e riconducibili ad un processo SANO di invecchiamento riguardano: una riduzione dell’intelligenza fluida (la capacità di pensare in modo logico e risolvere i problemi in situazioni nuove, anche senza conoscere bene la situazione), mentre rimane preservata quella cristallizzata (la capacità di usare le conoscenze, le abilità e le esperienze già acquisite); una ridotta prontezza dei riflessi; una ridotta velocità di ricezione degli stimoli sensoriali; una ridotta capacità motoria nel rispondere adeguatamente alle richieste ambientali; una diminuzione delle capacità mnestiche ed attentive.

La vita relazionale e sociale è mantenuta piuttosto nella norma nonostante eventuali problematiche di natura fisica.Un invecchiamento PATOLOGICO è invece caratterizzato da un evidente perdita di autonomia nella gestione di attività che prima la persona senza difficoltà riusciva a svolgere e da un’importante velocità di deterioramento, tale da compromettere la vita relazionale. Possono verificarsi anche cambiamenti comportamentali che portano verso il compimento di azioni inusuali ed avventate (riguardo ad esempio alla gestione dei soldi, all’igiene personale, alla propria vita sessuale). L’esempio più comune di invecchiamento patologico caratterizzato da Demenza è sicuramente il morbo di Alzheimer, con età media d’esordio intorno ai 65 anni, caratterizzato da atrofia corticale in specifiche aree cerebrali e accumulo di placche Beta-Amiloide localizzate in particolare nei lobi temporali [1]. L’unico esame medico in grado di diagnosticare l’Alzheimer è la rachicentesi, chiamata anche puntura lombare: una pratica chirurgica utilizzata per poter estrarre il liquido cefalorachidiano ed analizzare l’eventuale accumulo di BETA AMILOIDE nel cervello.

Esistono numerose forme di Demenza e numerose varianti del Morbo d’Alzheimer, le quali si diversificano a seconda delle zone colpite e dei consecutivi deficit cognitivi e comportamentali che emergono.

Si distinguono in base all’ESORDIO che può essere STRUMENTALE (con amnesia, afasia, aprassia, agnosia) o DISESECUTIVO (con alterazioni comportamentali, ridotta inibizione, deficit attentivi, dipendenza ambientale). Nelle prime fasi della malattia solitamente, la persona conserva la consapevolezza dei propri deficit la quale tende a ridursi progressivamente. Purtroppo si tratta di un decorso non arrestabile, ma degenerativo; ciò che può essere fatto per intervenire in un qualche modo è cercare di sostenere ed accompagnare, tramite appositi professionisti e strutture, la graduale perdita di autonomia.

Per costruire un quadro completo della persona, identificare precocemente i sintomi e i segni che la persona manifesta e cercare di diminuire l’impatto dei fattori di rischio, è necessario l’intervento di un professionista e visite mediche specifiche (come la Risonanza Magnetica e la puntura lombare). Tra i fattori di rischio assumono particolare rilevanza i traumi cranici pregressi, abuso di sostanze (es. alcol), stile di vita isolato e poco stimolante, farmaci anticolinergici, familiarità con demenze, malattie tiroidee, neoplasie, cisti.I fattori di protezione che non immunizzano dalla patologia ma ne rallentano l’esordio e la progressione, sono l’elevata attività cognitiva per preservare la propria riserva cognitiva; attività fisica aereobica associata ad allenamenti anaerobici ed il livello educativo. Tra l’invecchiamento sano e uno stato conclamato di Demenza vi è una zona di mezzo definita Mild Cognitive Impairment (MCI) [2-3]. È una zona di transizione (in alcuni casi può anche stabilizzarsi così) caratterizzata da un deficit cognitivo subclinico e isolato, al di sotto di 1 deviazione standard dalla media (al di sotto di 2 rientrerebbe in una classificazione clinica). Ed è proprio qua che è possibile intervenire con una buona stimolazione cognitiva da parte di uno psicologo, nei casi di esordio di afasie anche tramite un adeguato lavoro logopedico, e sostegno su aspetti comportamentali ed emotivi non solo nei confronti della persona in esame ma anche dei caregivers.



1. Wallace L, Theou O, Rockwood K, Andrew MK. Relationship between frailty and Alzheimer's disease biomarkers: A scoping review. Alzheimers Dement (Amst). 2018;10:394-401

2. Ward A, Tardiff S, Dye C, Arrighi HM. Rate of conversion from prodromal Alzheimer's disease to Alzheimer's dementia: a systematic review of the literature. Dement Geriatr Cogn Dis Extra 2013; 3: 320-32.

3. Mitchell AJ, Shiri-Feshki M. Rate of progression of mild cognitive impairment to dementia--Metaanalysis of 41 robust inception cohort studies. Acta Psychiatr Scand 2009; 119: 252-65.

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